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Storie di vita

Sono entusiasta del mio lavoro

Con gli opportuni adattamenti e la cooperazione dei colleghi una donna con disabilità intellettiva può lavorare produttivamente, ricevendo gratificazioni e il giusto compenso

Sono Chiara, ho 42 anni, vivo con i miei genitori, sono fidanzata e ho la sindrome di Down. Ho frequentato la scuola fino alla terza media e poi ho cercato lavoro, perché io so che prima si studia e poi si comincia a lavorare.
Per quindici anni ho fatto ceramica in un laboratorio e la insegnavo anche ai bambini dai 7 ai 14 anni. Mi piaceva molto dipingere e scegliere i colori da usare sulle tazzine o sulle brocche. Avevamo anche un negozio in centro città dove le vendevamo. La cosa un po’ strana è che mi pagavano pochissimo, anche se insegnavo un sacco di cose ai bambini.
Poi, tramite un’associazione di persone con sindrome di Down, ho trovato un altro lavoro, in un ristorante americano. Il direttore stava cercando una brava ragazza, una persona in gamba da selezionare e io ho tutte queste qualità. Per un po’ ho frequentato ancora il laboratorio, e quindi avevo addirittura due lavori; poi non ce l’ho fatta più e ho lasciato la ceramica. Il ristorante era troppo importante per me e ho scelto di lavorare solo lì.

Ho fatto prima un corso di formazione, un periodo di prova, e poi sono diventata fissa: lavoro mezza giornata, dal lunedì al sabato.
All’inizio facevo i panini, preparavo l’insalata, le cipolline, il formaggio e ci mettevo l’hamburger e il pomodoro. Il procedimento è sempre lo stesso, sono diversi solo gli ingredienti. Poi ho cambiato attività perché in cucina fa troppo caldo. Mi hanno spostata agli snack, fatti con yogurt e pezzi di frutta fresca, ogni tanto ne prendo qualcuno per il mio fidanzato. Sono molto ordinata, sostituisco anche i sacchi nei cestini e sono a disposizione dei clienti, ad esempio se mi chiedono i tovaglioli io glieli porto.

All’inizio ho avuto qualche difficoltà, poi con calma mi sono abituata, ho conosciuto meglio gli altri e tutto è andato abbastanza bene.
Ogni tanto al ristorante cambiano direttore. Ad uno non andava bene niente di quello che facevo e non voleva vedermi troppo. Poi c’è stata una donna, che invece ci faceva fare le cose regolarmente, io la seguivo sempre, ero molto precisa e ordinata, non tutti lo sono, alcuni sono distratti.
Adesso tutti mi vogliono bene, mi adorano anche i clienti, la mia è una bella esperienza.
Se ho delle difficoltà posso rivolgermi al mio manager, ma ci sono anche altri colleghi a cui posso chiedere e che mi stanno vicino. Io ce la faccio anche per conto mio, ma se ogni tanto ho bisogno di aiuto mi danno una mano.

Il mio stipendio adesso è più alto rispetto all’inizio e prendo anche la quattordicesima. Per me è come se prendessi 6 miliardi lordi: mi ricarico il telefonino, faccio regali agli altri e qualche volta anche a me stessa, come vestiti e altre cose che mi servono. Ogni tanto offro alle mie amiche una merendina. Io sono una persona molto generosa. Ho tanti amici e con il mio fidanzato facciamo tante cose insieme, andiamo al cinema, andiamo a giocare a bowling, andiamo a cena fuori.

I miei genitori mi danno una mano, soprattutto la mattina per svegliarmi, però io ci vado volentieri al lavoro, perciò quando loro non ci sono faccio lo stesso tutte le mie cose completamente da sola. Metto la sveglia sul telefonino, faccio colazione, mi vesto, esco e prendo l’autobus, così arrivo presto. Una volta, ad esempio, i miei genitori sono andati in vacanza e io ho fatto tutto da sola; lo sapeva mio fratello e non appena uscivo mi chiamava.
Qualche volta ho avuto problemi con l’autobus. Mi ricordo bene che un giorno non volevano che salissi sui mezzi. Io ho una carta per prendere l’autobus e la metropolitana, e invece mi dicevano che dovevo comunque comprare il biglietto. Finché una volta sono andata con mamma a denunciare questa cosa, perché non potevano fare così con me, sulla carta c’è cognome, nome e data di nascita. Mamma ha un bel caratterino, io certe cose non le posso fare da sola, non saprei come fare. Al Comune, alla ASL ci posso andare, ci vado anche molto spesso, ma è meglio quando vado con i miei genitori, perché seguono tutto loro.

Per me lavorare e trovarsi bene nell’ambiente lavorativo è importantissimo e sono molto entusiasta di quello che faccio. Ma ci vuole tanta volontà, bisogna essere aperti e socievoli, farsi tanti amici. Prima non ero molto contenta, adesso invece sono proprio felice, perché sono diventata una lavoratrice come tutti gli altri.

October 2017