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Storie di vita

Con la legge nel portafoglio

La mobilità vista da chi ha scelto di farsi affiancare da un cane guida

«Giro sempre con la legge in tasca, ce l’ho nel portafoglio. Vi si dice chiaramente che con il mio cane guida posso entrare ovunque. Nonostante questo, però, è una battaglia continua e c’è anche chi mi ha detto: “Beh, io non sono mica obbligato a seguire la legge!”».
Una ventina di anni fa, il cinquantenne Biagio, dopo essere diventato cieco a causa di una retinite pigmentosa, ha scelto di farsi affiancare da un cane guida. E questo gli ha cambiato completamente la vita, migliorandone tantissimo la qualità.

«Il cane guida - racconta - non è una scelta facile, specie se vivi da solo. Io, però, non ho mai avuto un buon rapporto con il bastone bianco. L’ho sempre usato, ma ci mettevo troppo tempo a muovermi, mi incastravo da tutte le parti. Ed era anche molto imbarazzante quando magari, in centro città, camminavo e lo infilavo dentro il passeggino di un bambino o lo incastravo sotto il tavolino di un bar. Allora mi sono detto: “No, con il bastone non ce la posso fare, devo provare con il cane guida!”».
Biagio si rivolge allora ad una delle scuole per cani guida esistenti in Italia e un anno dopo viene contattato, perché forse potrebbe esserci un animale adatto alla sua situazione. «Non è affatto automatico - spiega infatti - che il cane sia quello giusto per le tue esigenze, per il tuo passo, per il tuo stile di vita. A me, che vivevo da solo, serviva un cane dal carattere tranquillo ed è proprio quello che ho trovato: una splendida femmina con cui vivo praticamente in simbiosi ormai da undici anni!».

E così, dopo i primi quindici giorni passati a casa con il cane per cercare di instaurare un feeling, che non si rivela neanche troppo difficile da trovare, Biagio torna alla scuola di addestramento, per affrontare un corso vero e proprio. Deve infatti imparare a capire e a gestire il cane, apprendere i comandi giusti da dare, e soprattutto deve iniziare a fidarsi totalmente dell’animale.
«Ho dovuto dimenticare - ricorda - tutti i riferimenti che avevo con il bastone, come il fatto di cercare sempre di affiancarmi ai muri. All’inizio tendevo a tirare il cane, ma ben presto ho imparato che mi dovevo fidare. Le dicevo dove andare e a quel punto doveva essere lei a gestire il percorso. Infatti, è da come si muove, dai passi che fa, che capisco se c’è un altro cane, una persona che conosce, un ostacolo, oppure se dobbiamo tornare indietro. Ci metti un po’ di tempo ad instaurare un rapporto stretto, che dura ventiquattro ore su ventiquattro, ma quando ci sei riuscito, senti che la tua autonomia è cresciuta enormemente. Con lei, a volte, non mi rendo nemmeno conto degli ostacoli, perché te li fa evitare. Se c’è una bicicletta o un motorino sul marciapiede, mi tira più in là, io mi sposto, la seguo e li evito. Quando avevo solo il bastone, invece, beccavo proprio di tutto!».

Quasi nessuno è consapevole di quanto possano essere alti i costi per crescere e addestrare un cane guida: si tratta di cifre quantificabili in molte migliaia di euro. E, senza enti benèfici che sostengono le relative scuole, sarebbe tutto praticamente a carico dei privati cittadini. A dir poco irrisori, infatti, sono i contributi pubblici a supporto di un servizio che ancora non viene riconosciuto per quello che è, ossia un ausilio fondamentale per la vita di una persona con disabilità visiva.
Non bastassero i problemi legati ai costi, ci sono poi tutte le altre complicazioni. «E non tanto - sottolinea Biagio - il dover rinunciare a vacanze in Paesi dove il cane non è accettato. Da questo punto di vista, infatti, mi sacrifico volentieri, perché quello che mi dà questo animale è impagabile». No, non è certo a una vacanza mancata cui pensa Biagio, ritenendo anche che in luoghi particolari, come può essere il reparto di chirurgia di un ospedale, è anche giusto che il cane non entri. Biagio pensa invece a tutti quei locali aperti al pubblico, alberghi, ristoranti, pizzerie, ma anche studi medici che, ignorando bellamente una legge approvata più di quarant’anni fa, impediscono l’accesso al suo cane guida.
La sua ultima battaglia, ad esempio, è stata con uno dei tanti alberghi, dove, come spiega lui stesso, «il cane lo fanno entrare, ma lo devi tenere necessariamente in camera, senza poterlo portare negli spazi comuni come la sala da pranzo. E poi i tanti bar o gli altri locali dove mi hanno letteralmente buttato fuori. Ma non sono uno sprovveduto che voglia imporre ciò che non esiste: per questo mi muovo sempre tenendo in tasca quella legge secondo cui il cane guida può e deve entrare in tutti i luoghi pubblici e privati ad uso pubblico».
A volte, poi, può addirittura capitare che la discriminazione arrivi da chi meno te l’aspetti e Biagio lo sottolinea con particolare amarezza: «Ci sono ciechi che non hanno il cane che discriminano i ciechi con il cane, perché magari loro non sopportano gli animali e non vogliono che un altro cieco porti il suo cane guida in certi posti. Insomma, è sempre una lotta, da qualunque parte la guardi!».

January 2018