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Storie di vita

Le sfide quotidiane di Silvia

Il faticoso rapporto con il mondo del lavoro dove, come nella vita, una persona con disabilità è costretta a fare sempre un po’ più degli altri per dimostrare il proprio valore

Lavorare in un ambiente in cui circola una buona dose di apertura mentale, dotato inoltre delle giuste condizioni di accessibilità, ha aiutato Silvia in modo determinante ad uscire vincente dalla sua sfida quotidiana con la disabilità. Per carattere, infatti, lei si sente più forte e motivata proprio quando riesce a superare un ostacolo, che sia una barriera architettonica o una qualunque altra difficoltà.

È così da quando, ormai molti anni fa, è diventata paraplegica a causa di un incidente e da allora vive seduta in carrozzina. Sente, infatti, che proprio in quel periodo ha trovato la sua strada, nel cercare di migliorarsi giorno dopo giorno, diventando innanzitutto sempre più competente nel suo settore di lavoro.
Già diplomata e poco più che ventenne, dopo l’incidente ha scelto di abbandonare gli studi universitari, per misurarsi con il mondo del lavoro. Una scelta tutta dettata dalla volontà di stare il più possibile a contatto con il pubblico, con persone che non si muovessero in carrozzina, per capire come poter accettare la sua nuova vita e soprattutto la nuova Silvia.
In un primo momento, ciò che le era successo l’aveva privata della sensazione stessa di essere una donna: si sentiva trasparente, qualche volta ingombrante o inutile, e si trovava anche nella condizione di dover capire chi le fosse rimasto realmente vicino o chi invece l’avesse abbandonata.
Senza contare un nuovo mondo fatto di parcheggi impossibili, marciapiedi dissestati, scivoli occupati da veicoli a due o a quattro ruote. Ma stare chiusa in casa proprio no: il suo temperamento l’ha sempre portata a confrontarsi con i problemi, che non sono mai mancati, a partire dai vari colloqui di lavoro.

Silvia, però, crede fermamente nella forza del dialogo e agisce sempre cercando, da una parte, di spiegare con chiarezza e precisione tutte le sue esigenze di persona con limitazioni motorie, e dall’altra parte di esporre le proprie conoscenze, mettendo l’interlocutore in condizione di poter superare ogni possibile pregiudizio.
A volte funziona, altre volte no, quando ad esempio si trova davanti a chi pensa già da prima che per una donna nella sua situazione sia impossibile essere anche competente e responsabile nel lavoro.
Silvia ne è convinta, tutto dipende sempre dalle capacità umane: la sua, di far capire veramente chi è e cosa sa fare, e quella di chi ha di fronte, di ascoltarla senza preconcetti.

Alla fine, dopo alcuni tentativi a vuoto, arriva un lavoro che è forse il migliore possibile: entra infatti in una società di servizi dedicati proprio alle persone con disabilità e questo, oltre a garantirle la necessaria indipendenza economica, le permette anche di fare un bel balzo in avanti sul piano della conoscenza e della crescita personale.
È un ambiente già abituato a rapportarsi con la diversità, dove non si sente mai discriminata. Avverte semplicemente la presenza di colleghe e colleghi più o meno gradevoli, ma sapere che questo accade in qualunque altro luogo di lavoro le fa provare sensazioni niente affatto spiacevoli.
Quasi fatalmente, però, non possono mancare le frasi sbagliate, gli sguardi malevoli, i giudizi basati solo sull’apparenza, più da parte dei clienti che non dei colleghi. Ma Silvia ha un carattere solido, che le permette di ignorare tutto ciò che lei considera come una pura e semplice perdita di tempo: è troppo impegnata ad imparare sempre di più, fermandosi in ufficio anche oltre il normale orario di lavoro, non certo per sfoggio di abilità, ma per far capire a tutti che può svolgere ogni mansione esattamente come tutti gli altri, o anche meglio.
Vive insomma la medesima situazione di tante altre persone con disabilità, ancor più se donne, costrette a fare più degli altri, per dimostrare quanto si vale.

Oggi Silvia ha superato i cinquant’anni e, forte delle tante consapevolezze acquisite nel suo percorso, si permette di dare qualche consiglio ad una giovane donna con disabilità che voglia affacciarsi nel mondo del lavoro. «Raccontarsi con chiarezza, avere voglia di imparare, avvicinandosi agli altri con la giusta dose di umiltà, che non venga però mai scambiata per arrendevolezza». Sono questi i semplici segreti che sente di voler condividere, insieme anche ad un’altra regola, che lei stessa non sempre è riuscita a rispettare. «Il lavoro è importante, ma non può e non deve essere tutto. È faticoso, certo, molto più faticoso che per gli altri, ma - secondo Silvia - non bisogna mai dimenticare il resto: gli affetti, il tempo libero e, perché no, nemmeno lo sport». Lei lo pratica tuttora e con grande passione, perché la fa sentire bene.

October 2017