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Storie di vita

È tempo di sottotitolare tutto

Il percorso scolastico e formativo affrontato da una persona sorda, tra fatica e impedimenti, riconoscendo l’importanza cruciale della sottotitolazione

Non è stato certo casuale, per Emma, scegliere la sottotitolazione come argomento di tesi, con cui si è laureata in Lettere, indirizzo Comunicazione di massa.
Infatti, diventata sorda a tre anni dopo una malattia, Emma ha dovuto presto rendersi conto che i suoi studi non sarebbero stati per niente facili.
La sua famiglia ha combattuto sin dagli inizi per far sì che grazie alla logopedia imparasse a parlare, pensando che un percorso di questo tipo avrebbe potuto renderle più facile l’inclusione nella società e nel lavoro. E così è stato, anche se poi, per ironia della sorte, Emma avrebbe dovuto imparare anche la lingua dei segni per esigenze di lavoro.

Una delle prime verità che Emma comprende sin da ragazzina è che la sua è una disabilità particolare rispetto alle altre: la sordità, infatti, è una limitazione nascosta e quindi le barriere all’inclusione, pure molto pesanti, sono diverse da quelle di chi ha una menomazione che si vede.
Ma, con tanta forza di volontà, Emma percorre gli anni di studio fino all’università, cercando di superare i momenti difficili, come quelli in cui l’insegnante di sostegno la portava fuori dalla classe durante le lezioni di matematica, da sola, in un’auletta a parte. Oppure quando, alle superiori, i compagni la trattavano con ostilità, come una specie di privilegiata, proprio per il fatto di avere un’insegnante di sostegno, senza sapere, né provare a capire che quella figura le serviva. Ad esempio nel caso di un professore che spiegava alla lavagna voltandole le spalle e non dandole quindi la possibilità di leggere le parole sulle labbra.

È però all’università che Emma comprende sempre più, sulla propria pelle, l’importanza centrale della sottotitolazione, che diventerà via via uno dei suoi principali argomenti di studio e in seguito un costante motivo di impegno verso chi si occupa di comunicazione e produzione culturale.
Sono anni difficili, per Emma, quelli dell’università. Vorrebbe un vero assistente che le prendesse gli appunti delle lezioni, ma sono disponibili solo interpreti della lingua dei segni, che rischiano di confonderla e di stancarla molto di più. E non va meglio nemmeno con qualche ragazzo in Servizio Civile, le cui annotazioni sono spesso talmente incomprensibili da renderle ancora più difficile capire i vari concetti. Soffre poi, con la sua grande voglia di autonomia e indipendenza, per il fatto stesso di dover avere sempre una persona vicina.
Ma non si arrende. Studia per conto proprio sui testi, dimostrando innanzitutto a se stessa che anche una persona sorda può acquisire, come un udente, la competenza linguistica dell’italiano. Certo, lo può fare solo seguendo il giusto percorso di formazione, ma sicuramente lo può fare. Ed è sempre da sola che Emma sostiene con successo tutti gli esami.

Un giorno il suo relatore di laurea, noto studioso di comunicazione di massa, le chiede se abbia avuto modo di ascoltare in TV i dialoghi di alcuni reality-show, che potrebbero essere molto utili per elaborare la tesi. Emma, naturalmente, non li ha ascoltati, essendo programmi senza sottotitoli e quindi inaccessibili ad una persona sorda. A quel punto il docente stenta a credere alla sua sordità, confermandole quanto ancora sia scarsa la buona informazione su certi temi, che non raggiungono nemmeno gli esperti di comunicazione.

Alla fine Emma si laurea con successo, trattando in profondità il tema della sottotitolazione in televisione, con la situazione italiana messa a confronto con quella di alcuni Paesi stranieri. E oggi, che è occupata in tutt’altro settore, conserva il proprio sogno di arrivare a lavorare nel reparto di sottotitolazione della RAI. Un’attività che, grazie al suo relatore, ha anche potuto toccare con mano, assistendo in prima persona ai vari momenti necessari per sottotitolare un programma televisivo, ad esempio un telegiornale. È stata per lei un’esperienza molto emozionante, che ha reso il suo sogno ancora più urgente, così come la consapevolezza di poter fare qualcosa di concreto per tutte le persone con la sua stessa disabilità.

September 2017