Storie di vita Tra barriere esterne e blocchi psicologici
I limiti oggettivi alla mobilità, come gli edifici inaccessibili, i posti auto occupati, i gradini per le strade, rendono difficile la vita, ma alimentano anche paure personali e blocchi psicologici
«Poter fare quello che facevo prima, quando camminavo, è diventato impossibile. Io in genere mi muovo sempre accompagnata e quindi, grazie alle altre persone, riesco a fare le scale, i gradini e a superare altre difficoltà. Credo però che, per chi sta su una sedia a rotelle, l’autonomia al cento per cento non possa esistere, perché si incontrerà sempre un ostacolo».
Come mai la pensa così Marilena, donna di quasi quarant’anni, che da circa dieci anni vive seduta in carrozzina? Per più di una ragione, una delle quali è che, suo malgrado, ha dovuto rendersi conto di un mondo fatto di barriere, che prima nemmeno immaginava esistessero.
«Incontro sempre un ostacolo - spiega - che mi impedisce di svolgere un’attività in piena autonomia. Un gradino lo trovi sempre, per entrare in un negozio, in un edificio privato, ma anche nella maggior parte degli uffici pubblici, cosa ancora più grave».
Marilena ha la patente e guida la sua macchina, riuscendo a caricare e a scaricare la carrozzina da sé. Ma anche qui i problemi non mancano di certo. «Ammettiamo - racconta - che il parcheggio riservato ai disabili sia libero, cosa che non sempre succede e non sempre da parte di chi ne ha diritto. Anche in quel caso, però, le altre auto parcheggiano appiccicate alle strisce, senza rispettare gli spazi necessari. Devo quindi chiamare i vigili per poter scendere dalla macchina e intanto resto bloccata lì!».
Marilena, poi, non pensa solo a se stessa, ma anche alle persone in condizioni più gravi della sua, ad un tetraplegico, ad esempio, che da solo non ha nemmeno la possibilità di superare una rampa.
Eppure, con i giusti ausili e un adeguato sostegno, molte persone riescono a raggiungere buoni livelli di autonomia, anche in un mondo fatto di barriere che, secondo Marilena, non cadranno mai del tutto: «Pensarlo - dice - è una pura utopia».
E quindi c’è di più. C’è innanzitutto una disabilità arrivata in età adulta, per una persona che prima viveva in modo del tutto indipendente, senza mai chiedere troppo agli altri. Questo la porta a considerare il concetto di autonomia in modo molto ampio. Lo spiega bene lei stessa: «Autonomia non è solo superare una scalinata, ma comprende anche l’aspetto psicologico, con la necessità, tra le altre cose, di dovere imparare a chiedere aiuto».
Partire da un pensiero come questo e dare vita ad un vero e proprio circolo vizioso è un passo sin troppo breve da compiere. «Una persona che si muove in sedia a rotelle - precisa infatti Marilena - o che in genere ha difficoltà fisiche dovrebbe avere il diritto di poter fare una vita come tutti gli altri, di poter accedere alle strutture pubbliche e anche di guidare tranquillamente un’auto, senza doverci restare chiuso dentro. Scoprire invece che non è così, che non riesci più a fare quello che facevi prima, ti abbatte anche psicologicamente».
Marilena è dunque nell’occhio del ciclone di un percorso molto complicato, nel quale diventa sempre più difficile distinguere tra causa ed effetto, tra un mondo esterno fatto di barriere e i suoi blocchi psicologici, due aspetti che rischiano di rafforzarsi a vicenda.
Tutto, quindi, le appare più faticoso di quanto già non lo sia, come la lunga e stressante trafila burocratica per ottenere un mezzo pubblico che la porti dal suo paese di provincia alla grande città. O come doversi fare una fotografia in mezzo alla strada, per rinnovare il suo documento d’identità, visto che dove vive non esistono fotografi con il negozio accessibile.
Al bar da sola Marilena ci va, «ma a quello molto vicino, praticamente ad un minuto da casa. Ci vado, ma devo essere sicura di avere vicino qualcuno dei miei. È una cosa psicologica e credo che, adesso, sia proprio il mio problema psicologico a prevalere sul resto. Tante altre cose, infatti, io le potrei fare anche da sola. Ma non tutte».
Marilena, quindi, continua ad oscillare tra ostacoli esterni e limiti interiori, ma le sue consapevolezze sono già preziose per permetterle di proseguire il percorso verso un’autonomia più compiuta.
September 2017