Storie di vita L’ottimismo di Monica
Un confronto tra Italia ed estero sulla mobilità, operato una donna in carrozzina che riconosce la crescita cultura del nostro Paese, destinato ad abbattere gli ostacoli fisici ancora presenti
Le circostanze della vita hanno portato Monica a percorrere una strada molto particolare, che le ha consentito tra l’altro di mettere a confronto la realtà lavorativa di una persona con disabilità motoria in Italia con quella di altri Paesi.
Già affermata manager di una nota multinazionale, dall’oggi al domani Monica è diventata paraplegica e di fatto disoccupata, dovendosi fermare per parecchio tempo a causa delle cure e dei trattamenti riabilitativi.
Dopo qualche tempo, però, la sua qualifica e le sue competenze le hanno permesso di rimettersi in gioco, prestando opera di consulente sia in Italia che all’estero.
È un lavoro, il suo, che le piace molto e che le garantisce una certa indipendenza economica, facendola sentire una persona pienamente attiva. Ma è anche un lavoro che, a volerlo far bene, richiede un costante aggiornamento: per questo gli impegni di Monica sono sempre molto fitti e ravvicinati.
Al suo fianco, e da molto tempo, c’è un uomo intelligente, che mai le ha fatto mancare il proprio sostegno, nemmeno quando la vita della coppia è stata completamente stravolta dall’incidente. E ciò le ha trasmesso sicuramente una forza determinante, anche perché la vita di Monica non è affatto semplice: lei, infatti, non si limita a prestare consulenza a distanza, ma viaggia parecchio e tra le sue mansioni c’è anche quella di formatrice.
Il primo confronto tra diverse realtà territoriali è emerso proprio organizzando i suoi viaggi e le differenze più grosse le ha riscontrate non tanto negli spostamenti aerei, che fortunatamente non le hanno mai creato problemi, quanto nei trasporti pubblici necessari per arrivare dall’aeroporto al luogo di lavoro. Il confronto è risultato del tutto impietoso per il nostro Paese, dove spostarsi con la metropolitana delle grandi città si rivela una corsa ad ostacoli, così come viaggiare in treno, di fronte alle barriere, alle mancate risposte degli uffici preposti o alle complicazioni per l’assistenza.
Chiaramente, ogni viaggio richiede a Monica un’organizzazione praticamente perfetta, senza dimenticare alcun dettaglio: dai necessari ausili ad un computer che deve essere leggero, per portarlo in aereo senza problemi, fino alla prenotazione di un’auto con i comandi manuali nei Paesi dove questo servizio è presente. Ma, una volta predisposto tutto per bene, alla fine le cose filano lisce. Qui da noi, invece, non sempre è così, se è vero che Monica ha dovuto sin troppo spesso fare i conti con carenze, ritardi o, peggio ancora, con una buona dose di disinteresse.
Quello della mobilità, secondo Monica, è un grande problema per chi si muove in carrozzina, e resta tuttora irrisolto, come lei stessa ha dovuto sperimentare sulla propria pelle.
Assai più soddisfacente le appare invece l’evoluzione sociale e culturale riguardante l’accoglienza sul posto di lavoro, un fatto che attribuisce anche al crescente impegno di alcune persone con disabilità sulla scena politica e pubblica in generale.
In questi anni, infatti, da quando ha intrapreso la sua nuova carriera, ha notato importanti cambiamenti, sia da parte delle persone con cui collabora, sia degli allievi che guida nei corsi di formazione. Quel che agli inizi leggeva negli occhi degli altri era soprattutto la paura, che quasi ne bloccava il confronto, una paura dovuta al non sapere minimamente come comportarsi di fronte a una persona sulle ruote. In quei momenti, ancor prima di far valere le proprie competenze, Monica sentiva di dover semplicemente affermare di essere una persona umana come tutti gli altri.
Oggi, però, quelle difficoltà sono praticamente scomparse e gli ostacoli, semmai, sono quelli legati alla dislocazione degli uffici che frequenta o alle lunghe riunioni che la impegnano e la affaticano per intere giornate.
Le statistiche disponibili e le esperienze di vita di molte donne con disabilità rivelano una condizione di maggiore svantaggio rispetto a quella di un uomo nella stessa situazione. Su questo punto, invece, Monica sembra marciare controcorrente, almeno in apparenza, ritenendo addirittura che le donne con disabilità siano in un certo senso favorite.
Lei, infatti, ha trovato una disponibilità che a suo parere non sarebbe stata la stessa nei confronti di un uomo con disabilità. E, sempre basandosi sulle sue esperienze personali, le sembra che le colleghe si siano poste verso di lei con un atteggiamento meno competitivo. Ma probabilmente, per sua stessa ammissione, ciò è avvenuto ritenendola un’avversaria molto meno pericolosa sulla strada della carriera.
Più in generale, Monica vede un Paese che sta mediamente acquisendo una nuova consapevolezza sulla disabilità e per questo ritiene che, seppur lentamente, si arriverà via via ad abbattere anche i tanti ostacoli fisici e burocratici tuttora presenti.
In queste valutazioni, per altro, si definisce lei stessa come una persona ottimista. Ma le soddisfazioni che le dà il lavoro e il pieno supporto della famiglia, uniti naturalmente all’indipendenza economica, la fanno pensare in positivo e credere che le istituzioni dovranno prima o poi arrendersi di fronte ad una realtà in cui un numero crescente di persone con disabilità andrà a ricoprire ruoli di responsabilità.
October 2017