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Storie di vita

Quanto è difficile vivere una passione, per chi ci vede poco!

In caso di ipovisione, diventa molto difficile, nella nostra società, fruire in modo completo di una rappresentazione teatrale o di una mostra d’arte, anche se vi sono alcune felici eccezioni

Il campo visivo di Dario è molto ristretto e, solo in presenza di una luce diffusa, riesce a distinguere le forme di ciò che gli sta di fronte. È una situazione che ovviamente lo penalizza molto nei vari atti della vita quotidiana, ma anche dal punto di vista della fruizione culturale. Dario, infatti, è una persona dalle tante passioni, di cui però raramente riesce a godere in maniera soddisfacente.
«Mi piace molto il teatro - racconta ad esempio - e ci vado quando posso, anche se molto meno di quanto vorrei. Quel che mi manca, però, è l’arte mimica degli attori, che in alcuni spettacoli conta meno, ma che in altri è fondamentale. Cerco quindi di mettermi sempre nelle prime file o per lo meno in quelle centrali, per evitare riflessi di luce che mi potrebbero fuorviare».

Dario ama molto anche visitare i musei e le mostre d’arte, ma «ahimè, sono tutte sin troppo buie». «Un giorno - ricorda - ero entusiasta di poter andare ai Musei Vaticani. Ebbene, dopo un po’ desideravo solo uscirne, perché non vedevo praticamente nulla. Decine di capolavori, quadri anche giganteschi, ma io niente, tutto buio! E così, anche se a volte continuo ad andare alle mostre, lo faccio solo con gli amici, per stare un po’ assieme. Per guardare i dipinti, semmai, uso il tablet e li cerco su internet. Ma non ha certo lo stesso impatto che poterli vedere dal vivo».

C’è tuttavia una felice eccezione, molto gradita da Dario, ed è il Museo Omero di Ancona, struttura unica in Italia, che conserva la riproduzione di celebri sculture, da toccare e da apprezzare sino in fondo.
Con le statue, del resto, ci sono meno problemi che con la pittura, anche se nemmeno qui si può parlare di una fruizione completa delle opere. «Le sculture - spiega - riesco sicuramente a vederle un po’ meglio. Sono opere tridimensionali, ci giri attorno, ti metti dove la luce è migliore e te ne fai un’idea sommaria. Chiaramente, però, non è certo come toccarle».
Qui Dario pensa soprattutto ad una celebre opera della sua terra d’origine, i Bronzi di Riace, che ancor più di altre avrebbe voluto ammirare in modo completo. «Se ci vedi bene - spiega - puoi godere dei giochi di luce, apprezzare un pettorale, una particolare venatura. Io invece, a distanza e senza poterli toccare, vedo solo una figura di bronzo in piedi, con la gamba da una parte. Ne distinguo la posizione, l’imponenza, ma non i dettagli. È come un’immagine quando viene semplificata da un programma al computer, che non ti permette più di distinguerne bene i colori».
Solo una lieta fatalità ha consentito una volta a Dario di fare un passo in più: «È stato quando hanno dovuto spostare i Bronzi al Palazzo della Regione a Reggio Calabria, per alcuni lavori di ristrutturazione al Museo archeologico. Lì, anziché essere in piedi, erano sdraiati dietro ad un vetro e quindi ho potuto vederli molto più da vicino e scoprire altri dettagli. Non è stato ancora il massimo, ma almeno ho potuto aggiungere qualche informazione visiva in più».

La sorpresa più bella, però, è arrivata da una visita a Volandia, Parco e Museo del Volo vicino all’Aeroporto di Milano Malpensa, ricavato dalle storiche Officine Aeronautiche Caproni.
Qui Dario ha potuto letteralmente toccare con mano tutta la bellezza e la fruibilità di un luogo di storia e cultura molto attento alle esigenze di una persona con disabilità visiva. Non a caso vi si è recato già due volte e pensa di tornarci per accompagnare un suo amico appassionato di aerei. «Innanzitutto - racconta - la struttura è gestita da persone molto competenti. Non c’è la guida che ripete a pappagallo un testo scritto, ma ci sono ex piloti o manutentori di elicotteri che ti portano per mano e ti raccontano tutte le storie, vissute qualche volta in prima persona. Chi poi ha una disabilità visiva viene accompagnato a toccare tutti gli oggetti, che non sono modelli, ma velivoli veri. E così puoi girare attorno alle ali e toccare il tubo anteriore da dove l’elicottero prende l’aria. O puoi anche salirci sopra e apprezzarne le varie componenti. Tra la guida verbale e la visione tattile, si arriva ad una fruizione realmente completa. Davvero fantastico!».

L’entusiasmo di Dario cresce ancor di più quando ricorda di essere salito sul DC9 che nell’82 riportò in Italia la Nazionale di calcio campione del mondo, insieme al presidente Pertini. Ed era lo stesso aereo sui cui aveva viaggiato anche Papa Giovanni Paolo II, il cui posto oggi è contraddistinto da una teca di plexiglass. Toccare quella teca e i sedili occupati da Pertini o da Dino Zoff sono stati, per Dario, momenti molto emozionanti. «E soprattutto - sottolinea - ho potuto farlo al pari di tutti gli altri visitatori, dimenticando completamente la mia disabilità!».

April 2018