Decreto “anticipi” e Fondo per le disabilità: una ricostruzione

22 Ottobre 2023

In questi giorni si registrano diffuse reazioni alla notizia della riduzione delle risorse del “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità”, tema su cui tuttavia vanno ricostruiti più compiutamente gli elementi di dettaglio e il pregresso che consente una analisi e considerazioni più oggettive.

Il fatto

Partiamo dal fatto più recente. Il Governo ha approvato il cosiddetto “decreto anticipi”. La norma è il decreto legge 18 ottobre 2023, n. 145 pubblicato in Gazzetta ufficiale in pari data e vigente dal giorno successivo. Ora passerà alle Camere per la conversione il legge con eventuali modificazioni.
Il decreto-legge è collegato alla imminente legge di bilancio e già anticipa interventi in materia di pensioni, rinnovo dei contratti pubblici; misure in favore degli enti territoriali (fra le quali il trasporto pubblico); misure in materia di investimenti e in materia di sport; misure in materia di lavoro, istruzione (fra le quali l’aumento del contributo per le scuole d’infanzia paritarie).
Trova spazio nel testo vigente anche un irrisorio aumento del Fondo nazionale per le politiche sociali: 10 milioni. (articolo 17)
Per rendere praticabili queste misure il Governo recupera e reindirizza risorse finanziarie da più origini.
Fra queste (art. 23, comma 7, lettera l) il decreto recupera anche 350 milioni di euro per l’anno 2023, “mediante corrispondente riduzione del Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità di cui all’articolo 1, comma 178, della legge 30 dicembre 2021, n. 234.”
Va precisato che 350 milioni sono l’intera dotazione del Fondo per il 2023.

Le motivazioni addotte

Le motivazioni a supporto di questa scelta politica sono che quel Fondo sarebbe destinato appunto all’attuazione della legge delega sulla disabilità (legge n. 227/2021) di cui attualmente nessuno dei decreti legislativi di attuazione previsti ha ancora visto la Gazzetta Ufficiale. Il termine fissato per la loro approvazione è marzo 2024. In realtà è una motivazione un po’ debole e che ha dei precedenti di segno opposto. Un esempio: il Fondo per il Caregiver familiare è stato istituito dalla legge di bilancio 2018 (legge 205/2017, articolo 1 commi 254-256) ed è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare. Quegli interventi legislativi non sono mai stati approvati eppure il Fondo (pur esiguo) è stato comunque ripartito fra le Regioni.
Sono state espresse anche rassicurazioni secondo le quali la riduzione attuale verrebbe “restituita” una volta approvati i decreti attuativi, rassicurazioni che tuttavia non hanno alcuna base né formale né sostanziale. Per averla sarebbe necessario che nel prossimo bilancio pluriennale  i 350 milioni già previsti per il 2024 fossero raddoppiati.
Sintesi: nel 2023 il Fondo non è stato speso; il Governo lo direziona ad altre finalità.

I precedenti

Per completezza va detto che questa operazione di riduzione del Fondo non è nuova.
L’aveva già operata il Governo precedente (Draghi) con il voto favorevole della maggioranza che lo sosteneva.
Ma da dove arriva quel Fondo? Il Fondo esiste da prima della legge delega sulla disabilità.
Il “Fondo per la disabilità e la non autosufficienza” è stato istituito dalla legge di bilancio per il 2020 (art. 1, comma 330, della legge 160/2019). In origine era nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Era prevista una dotazione di 29 milioni per il 2020, 200 milioni per il 2021 e 300 milioni di euro annui a decorrere dal 2022.
La legge di bilancio 2022, (legge 234/2021, art. 1, comma 178) ha modificato la denominazione del fondo: “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità” e lo ha trasferito al MEF, il Ministero dell’economia e delle finanze.
La stessa norma ha anche incrementato il Fondo di 50 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026.
Totale, dunque, per il 2023 di 350 milioni, quelli appunto “ridotti” dal “decreto anticipi”.

Nel frattempo però sono intervenuti anche altri eventi che in questi giorni sembrano dimenticati.
Il primo: la legge di bilancio 2022 (articolo 1, comma 654, lett. g) legge n. 234/2021) ha ridotto il Fondo per il 2022 di 200 milioni di euro che ha reindirizzato alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario del personale del Corpo di polizia penitenziaria per i compiti derivanti dalle misure straordinarie poste in essere nel periodo pandemico nonché all’acquisto di farmaci e vaccini “anti-COVID”.
Il secondo: l’ulteriore riduzione (azzeramento) del Fondo di ulteriori 100 milioni per il 2022 è stata prevista dal cosiddetto “decreto ristori” (articolo 8, decreto legge 144/2022) destinando queste risorse a sostegni economici ad enti del Terzo Settore per fronteggiare i rincari delle bollette energetiche.

Al netto delle ripetute operazioni di riduzione del Fondo, va ricordato che gli importi ad esso destinati a regime (forse dal 2024, più probabilmente dal 2025)  sono già stati oggetto di motivate critiche per la loro esiguità a fronte degli ambiziosi intenti di una legge delega sulla disabilità fra l’altro ancora lontana dall’essere attuata. Rimane l’interrogativo se, come in altre situazioni simili, quella cifra non potesse essere indirizzata ai diretti interessati a prescindere dai decreti legislativi della legge delega, magari prevedendo interventi straordinari a favore delle persone e delle famiglie usando quei 350 milioni per la realtiva copertura.

Carlo Giacobini
Direttore dell’Agenzia Iura

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